La conservazione delle risorse naturali è una delle più grandi sfide di oggi: le piante ci danno cibo, protezione e l'aria che respiriamo...
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Oropa entomologica
Il motivo per cui la Valle di Oropa ed il biellese in generale hanno richiamato, nel tempo, schiere di ricercatori e collezionisti di insetti risiede probabilmente nella posizione delle Alpi biellesi, rispetto ai margini meridionali della catena alpina, rivelato da un numero davvero notevole di endemiti (specie che sono esclusivi di un dato territorio), riconducibili, almeno in parte, ai fenomeni glaciali che hanno interessato l'area. Molti settori delle Alpi Occidentali, e fra questi certamente la Valle di Oropa, sebbene significativamente interessati dai fenomeni dell'ultima glaciazione hanno rappresentato, e rappresentano tutt'ora, aree di rifugio per le faune orofile e boreali.
Agostino Dodero
L'entomologo che più ha legato il suo nome ad Oropa è stato sicuramente Agostino Dodero. Possiamo trovare riferimenti relativi alla sua attività di raccoglitore nel Biellese in
diverse pubblicazioni della prima metà del 1900 (come, p. es., in Oropa di Camillo Sormano), molto religioso, per le sue raccolte nel biellese, soggiornò presso il Santuario di
Oropa, dove doveva godere certamente di grande considerazione visto che l'Amministrazione del Santuario contava di istituire, con il suo aiuto, un museo naturalistico.
Il museo di Oropa non si fece, ma la realizzazione del Giardino Botanico negli anni '90 del 1900, ha stimolato l'avvio di una nuova e intensa attività di studi del Centro ad esso
collegato. L'affidamento a quest'ultimo, da parte dell'Amministrazione del Santuario, dell'incarico di valorizzare adeguatamente le collezioni naturalistiche custodite ha consentito
l'immediato recupero della Collezione entomologica Dodero che, ad una prima analisi, è sembrata come la più bisognosa di intervento.
Effettuato in collaborazione con il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, mediante un restauro conservativo comprensivo del trasferimento in nuove cassette (quelle originali,
purtroppo, non garantivano più adeguata protezione), il recupero prevedeva la schedatura informatizzata dei campioni e dei dati di raccolta permettendo così l'elaborazione di un catalogo
ragionato completo del patrimonio conservato, consultabile senza la manipolazione degli esemplari, e la valutazione della consistenza della collezione: essa è rappresentata da 599 generi
(gran parte dei quali appartenenti all'Ordine dei Coleotteri) e 1341 specie o sottospecie, per un totale complessivo di 2980 esemplari.
La ricerca, conclusasi nel 2009 con la pubblicazione dei risultati per le Memorie dell'Associazione
Naturalistica Piemontese » ha contribuito a svelare alcuni aspetti poco conosciuti di un grande protagonista della storia della
Società Entomologica Italiana ».
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