La conservazione delle risorse naturali è una delle più grandi sfide di oggi: le piante ci danno cibo, protezione e l'aria che respiriamo...
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Fiorisce al Giardino Botanico l'Allium narcissiflorum
Fiorisce, in questi giorni al Giardino Botanico di Oropa, l'Allium narcissiflorum o aglio piemontese, un subendemismo (Entità presente soprattutto nell'area italiana) la cui distribuzione comprende le Alpi sud-occidentali (Alpi Liguri, Marittime e Cozie meridionali), ed un importante nucleo secondario ha proprio sede sulle Alpi Pennine meridionali nel biellese, mentre lo si rinviene nelle Alpi Graie meridionali (Valle di Ala, Valle di Viù). A questa pianta, di straordinaria bellezza, è legato un piccolo aneddoto ambientato nell'ultimo ventennio del 1900.
Correva l'anno 1983 e, in una lettera al Prof. Franco Montacchini (compianto docente di Botanica e Fitogeografia all'Università di Torino), Pier Giorgio Bovo, attivista dell'Associazione ambientalista Pro Natura Biellese, segnalava la presenza di Allium insubricum Boiss. et Reuter "tra i 1200 ed i 1600 m su pendii erbosi esposti a SE-S-SW dei Monti Gemevola, Pissavacca e Punta delle Camosce, su rocce iposiliciche (dioriti, gabbri, noriti della zona Ivrea-Verbano), in comune di Coggiola", ritenendo che "per ii colore verde glauco, i capolini sempre penduli, la lunghezza dei peduncoli e per altri caratteri" la pianta fosse ascrivibile a tale specie e non ad Allium narcissiflorum come in precedenza creduto. A rendere plausibile il referto vi era "la posizione di confine fra ii distretto insubrico e quello alpino" del territorio biellese indicato, con "le caratteristiche climatiche e vegetazionali" che lo avrebbero "accostato maggiormente all'Insubria".
Poco più di dieci anni dopo, sempre lo stesso Bovo ed E. Ceria, sulla base di ulteriori osservazioni, scrivendone al Prof. Fabio Garbari di Pisa, rivedevano l'identità di questa pianta riassegnandola ad A. narcissiflorum Vill. ma mettendone in evidenza l'aspetto particolarmente rigoglioso e i fiori grandi e numerosi (fino a 17 per ombrella) rispetto alle popolazioni proprie delle Alpi Graie meridionali, Cozie e Marittime. Nel contempo, dall'unica stazione biellese, situata nella Valsessera orientale, dove l'entità vive in consociazione con altre specie particolarmente interessanti, venivano prelevati nove campioni per essere saggiati dal punto di vista cariologico. Coltivati presso l'Orto Botanico di Pisa (dove il Prof. Garbari, ora a riposo, era direttore del Dipartimento di Scienze Botaniche), essi hanno consentito una dettagliata analisi cromosomica ed una conferma della loro identità, come documentato in un dotto articolo comparso nel 2000 tra gli Atti della Società toscana di Scienze naturali.
Al di là delle controversie di nomenclatura e tassonomia botanica, che potrebbero interessare a ben pochi lettori, da questa spigolatura si apprendono almeno due cose: che la scienza (oppure la Scienza con la esse
maiuscola, se preferite) non è mai granitica e incontrovertibile, ma spesso in continua evoluzione e che alcune volte ritorna addirittura sui suoi passi. La seconda è che, altrettanto spesso, sono gli stessi
ricercatori a smentirsi, riformulando le proprie teorie e proponendone altre opposte.
C'è di che meditare...
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